| Gli inizi
L'avventura di questo museo inizia nel 1988, quando salvo dalla
distruzione la prima macchina che costituira' la collezione del museo, un
sistema di sviluppo della Intel, che dopo almeno 10 anni di onorato lavoro, era
stato destinato alla rottamazione, gia' pronto in un garage per essere caricato
dalla raccolta rifiuti (all'epoca non c'era la raccolta differenziata). Quando
vidi quel sistema, che per anni avevo visto lavorare, e che sapevo essere
costato quasi quanto un appartamento, mi venne un colpo, non potevo credere che
lo buttassero. Il mio capo di allora, vedendomi cosi' sorpreso, mi disse :
"Lo vuoi ? Prenditelo, ma non lasciare in giro nulla" e quello fu
l'inizio della mia missione, salvare dalla distruzione le macchine che avevano
una storia, che il piu' delle volte, loro stesse avevano costruito. In quegli
anni, le macchine da salvare erano poche, era ancora un'epoca in cui i computers
erano costosissimi, quindi un'azienda, perche' allora il computers era strumento
aziendale e non elettrodomestico come oggi, ci pensava parecchio, prima di
alienare un qualcosa di cosi' costoso. Non era un problema trovare spazio per
quelle macchine, che potevo ospitare in uno scantinato, quello che sarebbe poi
divenuto la prima sede dell'azienda che stavo costituendo. Negli anni
successivi, la quantita' di macchine salvate aumentava, sia perche' il loro
costo diminuiva, facilitandone il rimpiazzo con modelli piu' moderni e
performanti, sia per la fama di "raccoglitore" che mi stavo facendo:
ormai chi veniva a conoscenza di un computer a rischio di smaltimento, lo
segnalava immediatamente a me o a qualcuno che potesse rintracciarmi (non
dimentichiamo che non esistevano ancora i cellulari e la posta elettronica). Lo
spazio non era piu' sufficiente, per cui allo scantinato aziendale, si
affiancava prima casa mia, poi un garage. Il grosso delle dismissioni inizio'
giusto qualche anno prima dell'anno 2000, per culminare con la dismissione in
massa a causa del presunto millenium bug a cavallo del millennio. A questo punto
lo spazio era divenuto ridicolo, nonostante comprendesse ormai casa mia, la mia
nuova azienda, due garages ed una cantina. Il grande passo di affittare un
capannone, fu un investimento di notevole dimensione, anche se indispensabile,
che spesso mi costrinse a rinunciare alle vacanze o ad altre comodita'. Ma la
cultura che possono trasmettere tutte queste macchine, l'insegnamento che si
puo' trarre dalla loro storia, non ha prezzo.
Il museo oggi
Oggi, a vent'anni dall'inizio di questa avventura, il museo e' una
realta', anche se non ancora aperto al pubblico, anche se con diversi problemi
di gestione, di finanziamento, di tempo, di persone, di spazi, ma e' una
realta', con la sua collezione di piu' di 4000 pezzi, di cui piu' di 1200
computers, dai primi anni 60 fino ad oggi, con centinaia di volumi di
documentazione, con l'allargamento anche verso calcolatrici e macchine da
scrivere, a partire dagli anni 20. La collezione comprende i piu' svariati tipi
di macchine, da quelle che ancora non erano veri e proprio computers, come la
storica Programma 101 della Olivetti, a sistemi che occupano una stanza intera,
come il System 390 della IBM, donato dall'Istituto Geografico De Agostini.
Spesso le macchine che arrivano, necessitano di manutenzione, salvo pochi casi,
di pulizia immediata, poi , spesso, di riparazione delle parti elettriche e
revisione di quelle meccaniche; quando possibile , questo viene eseguito
nell'immediato, per fermare, per quanto possibile, l'azione del tempo e degli
elementi , sul deterioramento della macchina stessa. Negli ultimi anni sono
stati effettuati salvataggi al limite del possibile, con viaggi oltre i 1000Km,
per l'Italia e l'Europa, con impiego a volte di camion con gru idraulica,
riuscendo a salvare macchine da privati, aziende, ospedali, enti di ricerca ed
istituzioni. Negli ultimi anni abbiamo stretto relazioni di collaborazione con
altri musei e gruppi di appassionati, sia in Italia che all'estero, creando una
vera e propria rete di persone fortemente motivate nella conservazione
dell'informatica storia e nella sua valorizzazione, come patrimonio culturale.
Attualmente ci sono un certo numero di macchine, tutte in genere di dimensioni
importanti, che sono in attesa di essere prelevate ed essere portate al museo,
ma cio' non e' possibile per la mancanza di spazio, quindi dobbiamo confidare
sulla buona volonta' del proprietario e sulla sua possibilita' di mantenerle al
sicuro, fino a quando non potremo salvarle definitivamente dal loro destino.
Come operiamo
Tutto inizia in genere da una segnalazione, molto spesso fatta
tramite il nostro sito internet. Qualcuno, appassionato di informatica, oppure
semplicemente una persona di buonsenso, quando ha notizia di una macchina a
rischio di smaltimento, cerca in internet qualcosa su quella macchina o sui
musei, ed in genere arriva a noi, direttamente o tramite altri appassionati. A
quel punto si mette in moto la prima parte dell'operazione di salvataggio,
quella di raccolta informazioni e di organizzazione. Si contatta il
proprietario, si verificano prima di tutto i tempi, perche' spesso sono di poche
ore. Si verifica l'accesso ai locali, e non ultima la parte burocratica, per
poter fare la cessione in piena regola. Una volta organizzato il tutto, scatta
la parte operativa. Generalmente c'e' da noleggiare un furgone, partire alla
mattina presto, fare anche 500Km. Spesso le macchine sono in luoghi angusti,
spesso ci sono di mezzo scale, a volte occorre smontarle per superare questi
impedimenti. Con fatica se ne esce quasi sempre, ma a volte ci siamo resi conto
di essere al limite di vere e proprie missioni impossibili. Poi di corsa, il
viaggio di ritorno, per poter scaricare al museo in giornata e riconsegnare il
furgone il giorno successivo, onde non incorrere nell'addebito di un'altra
giornata di noleggio. Tutto questo e' reso possibile solo da un'organizzazione
rapida ed efficiente, e dalla collaborazione di alcuni appassionati che
affrontano impavidamente queste avventure assieme a me.
Il sito internet
Dietro al web c'e' un enorme lavoro di catalogazione e di
documentazione, del quale solamente una parte e' visibile. Ogni macchina viene
schedata, ne vengono ricercate le caratteristiche, viene fatto un servizio
fotografico completo, spesso anche delle parti interne, viene catalogata tutta
la documentazione cartacea eventualmente annessa, quando compatibile con il
tempo e la presenza di volontari, viene scansionata. Vengono inoltre ricercate
tutte le informazione disponibili in internet e ne viene fatta copia locale, per
impedirne la perdita in caso di scomparsa dell'originale.
Oltre alla documentazione sulle macchine, c'e' anche una parte, se
vogliamo folkloristica, con il racconto di tutte le imprese di salvataggio,
degli incontri con altri appassionati, delle esposizioni, delle fiere di
settore, di tutto quello che riguarda la vita sociale del museo e dei suoi
collaboratori.
Prospettive per il futuro
Senza ogni dubbio il punto fermo a cui miriamo, per l'immediato
futuro, e' trovare una sede idonea alla collocazione del museo, al renderlo
fruibile dal pubblico, a sviluppare laboratori di restauro e ricerca storica.
Per fare tutto questo, serve una superficie di almeno 5000 metri quadri, anche
su piu' piani. La costituzione di una fondazione e' un passaggio obbligato, per
poter arrivare ad un museo secondo i canoni tradizionali, ed e' su questo che
attualmente stiamo lavorando. Parallelamente, l'attivita' di raccolta,
catalogazione, restauro, ricerca delle informazioni, non si ferma mai, perche'
e' la linfa vitale che anima questo museo, e che lo rende vivo, completamente
diverso da un museo di scienze naturali o di oggetti morti. Forse, piu' che
museo, potremmo chiamarlo lo zoo dei computers.
E' disponibile anche una descrizione piu' estesa ed illustrata, la
puoi scaricare qui
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